Descrizione
Storia
Il museo archeologico fu trasferito nel 1955, a seguito di altri ritrovamenti archeologici, nei locali del vecchio refettorio dove si trova ancora oggi ma secondo un nuovo allestimento inaugurato il 10 luglio 2003. La natura dei reperti ha permesso di creare una sezione dedicata alla preistoria, alla protostoria e quindi all’epoca romana; infatti nell’area di Casamari sono stati rinvenute zanne di elephas antiquus, sepolture dell’età del rame, ritrovamenti archeologici riferibili alle popolazioni degli Ernici e dei Volsci.
L’antica Cereatae apparteneva all’ager di Arpinum fino a quando fu eretta città autonoma; secondo gi archeologi ciò deve essere avvenuto in età tardo repubblicana e la città visse fino a circa il V secolo d.C.
Nel museo si conservano basi di statue onorarie riferite a cittadini illustri quali il patrono Felice Vittorio, epigrafi con dediche all’imperatori Caracalla ed Adriano; essi provengono dall’area occupata oggi dall’abbazia e su cui in passato eraprobabilmente collocato il foro e qualche importante edificio pubblico.
Inoltre si può ammirare il materiale appartenente ad una stipe votiva rin venuta nella località Antera, a nord di Casamari, datata tra il III e I secolo a.C. e costituita da ex voto fittili comprendenti statue, teste arti superiori ed inferiori.
Frammenti di elementi di decorazione probabilmente appartenuti a templi e ville romane costruite in zona sono pure esposti nelle sale corredate da pannelli didattici che sono fondamentali per l’inquadramento cronologico dell’area e per la mole di informazioni che ci danno sulla religione, sulle tecniche costruttive, sulla vita e sui personaggi del tempo a cui i reperti si riferiscono.
Alla raccolta archeologica si aggiunge una bella collezione di tele e di dipinti di grandi pittori tra cui Annibale Carracci, il caravaggesco Giovanni Serodine e Francesco Solimena; un affresco medievale staccato è conservato pure nel museo e rappresenta la decapitazione del vescovo Thomas Beckett, avvenuto nel 1169 a Canterbury.
Sorge sul territorio del Comune di Veroli, a pochi chilometri dalla città, l’Abbazia di Casamari, gioiello dell’architettura cistercense nel Lazio ed importante centro religioso. Intorno all’anno Mille “alcuni pii ecclesiastici e pii laici verolani” giunsero nei pressi delle rovine della città romana di Cereatae Marianae dove eressero una chiesa dedicandola ai Santi Giovanni e Paolo; dopo qualche ricevettero dall’abate di S. Domenico a Sora l’abito religioso benedettino. Il papa Niccolò II pose l’abbazia sotto la protezione papale. Intorno alla prima metà del XII secolo papa Eugenio III introdusse l’ordine dei Cistercensi, fondato da S. Roberto di Molesme a Citeaux,in Francia, nel 1098 e diffuso in Europa da S. Bernardo di Chiaravalle, abate di Clairvaux dal 1115. Furono questi monaci a riedificare il complesso abbaziale secondo il modello che si era andato codificando durante gli anni di vita di S. Bernardo caratterizzato dal massimo della razionalità espressa da un nuovo stile architettonico adottato per ogni tipo di edificio, sia esso religioso che abitativo o destinato al lavoro. Attorno al chiostro, a pianta quadrata e che si presenta come un piccolo e delizioso eden terrestre, sono distribuiti tutti gli edifici; ad est l’ala dei monaci e ad ovest l’ala dei conversi. A nord è la chiesa abbaziale, dedicata alla Vergine Assunta ed ai Santi Giovanni e Paolo, fratelli martiri; fu ricostruita secondo il nuovo stile tra il 1204 ed il 1217; la prima pietra fu posta dal papa Innocenzo III e la consacrazione avvenne alla presenza di papa Onorio III. Si ammirano la facciata dal bellissimo portale, l’interno scandito in tre navate coperte con volte a crociera costolonate sorrette da pilasti composti; non ci sono dipinti o affreschi o preziosi arredi sacri così come previsto dagli Statuti dell’ordine. La sala capitolare è ritenuta tra le più belle che i Cistercensi hanno realizzato in Europa; è qui che la comunità si riunisce ogni giorno per ascoltare un capitolo della regola di S. Benedetto. L’antico dispensarium dell’abbazia, dopo la ristrutturazione degli anni Cinquanta, è stato adibito a refettorio dei monaci. Sul lato sud del chiostro si trova il Museo-Pinacoteca oltre ad una collezione di tele tra cui opere di Carracci e della Scuola di Raffaello. L’antica biblioteca dell’abbazia, che nel corso dei secoli ha subito varie perdite, dal 1907 è diventata Biblioteca Statale diretta dai monaci; essa conserva incunaboli, cinquecentine e seicentine.